
Il peso dei rimorsi – Ernesto de Martino 50 anni dopo
La città di Galatina rende omaggio a Ernesto De Martino con la rassegna “Il peso dei rimorsi”, dedicata al grande antropologo italiano nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. L’appuntamento ricade all’interno di una serie di incontri e dibattiti organizzati in numerose città italiane, curati dall’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani, l’Associazione internazionale Ernesto De Martino, la Fondazione Premio Napoli, l’Università di Ginevra, la Scuola di specializzazione in Beni demoetnoantropologici dell’Università di Perugia, la Fondazione Istituto Gramsci e la Fondazione Angelo Celli.
Dopo Lecce, Bari, Salerno, Perugia, Napoli e Matera, le celebrazioni fanno tappa a Galatina, città in cui De Martino dedicò le sue ricerche per studiare a fondo, per la prima volta in maniera organica e multidisciplinare, il fenomeno del tarantismo. Era il 1959 e da quella spedizione scaturì il celebre saggio “La terra del rimorso”, oggi tradotto, conosciuto e studiato in tutto il mondo.
L’incontro galatinese offre l’occasione di conoscere il pensiero dello storico ed etnografo De Martino, nato a Napoli nel 1908 e scomparso nel ’65 a Roma, tracciando il suo pensiero in un quadro letterario più ampio, sempre più attuale, non ridotto al solo fenomeno del tarantismo.
L’iniziativa, promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Galatina e organizzata in collaborazione con Meditfilm nell’ambito del progetto “Luoghi e Visioni – Frammenti di antropologia visuale”, nasce per restituire il giusto lustro alla figura di De Martino, allo studioso che seppe fondere saperi diversi nella ricerca etnografica sulle culture popolari del Sud d’Italia, fino a essere riconosciuto a livello mondiale come il padre della nuova antropologia italiana.
L’appuntamento di Galatina celebra un De Martino meno conosciuto al grande pubblico, aprendo a una riflessione sul percorso ideologico e politico che lo hanno reso protagonista, dagli anni ’40 agli anni ’60, del panorama intellettuale italiano, insieme ad altri personaggi che ne hanno segnato la formazione; con alcuni dei quali, come Antonio Gramsci, Cesare Pavese, Benedetto Croce, intrattenne un’intensa dialettica intellettuale.
“Il peso dei rimorsi” è inserito nelle celebrazioni nazionali che si concluderanno a Roma, nel maggio 2016, per il cinquantenario della morte di De Martino, attraverso una serie di incontri itineranti per ricordare, riflettere e valorizzare le ricerche, il pensiero e l’eredità di una delle figure centrali della cultura italiana del dopoguerra.
Il convegno vedrà la partecipazione dei professori: Pietro Clemente (Università di Firenze), Riccardo Di Donato (Università di Pisa), Carlo Alberto Augeri, Eugenio Imbriani (Università del Salento). A moderare il dibattito sarà il professore Mario Lombardo (Università del Salento).
Tra gli eventi in programma, la mostra fotografica “Il Cattivo Passato”, un suggestivo percorso tra storia, religione, antropologia e società nel pensiero politico-intellettuale di De Martino, e dalla “Breve rassegna Luoghi e Visioni” a cura di Meditfilm, con la proiezione di alcuni importanti documentari etnografici (“Il male di San Donato” di Luigi Di Gianni, “La passione del grano” e “L’inceppata” di Lino Del Fra). Aprirà il convegno la professoressa Daniela Vantaggiato, assessore alla Cultura del Comune di Galatina.
Per l’occasione, sarà presentato in anteprima il corto “Equilibri nel tempo”, scritto e diretto da Fabrizio Lecce, prodotto da Meditfilm nell’ambito del percorso di antropologia visuale “Luoghi e Visioni”. Il film, interpretato da Simone Franco, esplora i megaliti del Salento, dolmen e menhir che, con la loro essenza sacra, rappresentano l’anello di congiunzione tra il terreno e l’ultraterreno, tra la natura e la cultura, facendo emergere un paesaggio rurale arcaico ormai lontano dagli immaginari contemporanei. Il racconto è affidato alle parole di De Martino, estratte dal libro “La fine del mondo, contributo all’analisi delle apocalissi culturali”.
L’intera manifestazione si svolgerà martedì 1 dicembre a Galatina, presso il Palazzo della Cultura, con il seguente programma: alle 16:00 apertura mostra fotografica “Il cattivo passato”, alle 17:00 inizio del convegno “Il peso dei rimorsi”, alle 19:00 proiezione dei film in rassegna con l’anteprima del corto “Equilibri nel tempo”.
PROGRAMMA GENERALE
Palazzo della Cultura – Galatina (Le)
h 16:00
Mostra fotografica “IL CATTIVO PASSATO”
“Il cattivo passato” è un itinerario fatto di immagini e testi che, seguendo il cammino, la formazione e il percorso politico-intellettuale di Ernesto de Martino, cerca di inscriverne il pensiero in un quadro letterario più ampio. La mostra è costituita da foto associate a brevi passi tratti dai suoi libri e da quelli di altri autori del Novecento che creano un suggestivo percorso tra storia, religione, antropologia e società.
h 17.00
Convegno “IL PESO DEI RIMORSI”
Interventi:
– “Al capezzale di don Ernesto. Storie di rimorsi” – prof.re Pietro Clemente (Università di Firenze)
– “Sud senza magia” – prof.re Riccardo Di Donato (Università di Pisa)
– “Poesia dell’estraneo o estraneità dalla poesia? De Martino e l’immaginario vuoto del linguaggio poetico contemporaneo” – prof.re Carlo Alberto Augieri (Università del Salento)
– “Cattivo passato, cattivo presente” – prof.re Eugenio Imbriani (Università del Salento)
Modera il prof.re Mario Lombardo (Università del Salento)
Introduce la prof.ssa Daniela Vantaggiato, assessore alla Cultura del Comune di Galatina
h 19.00
BREVE RASSEGNA LUOGHI E VISIONI
– “Equilibri nel tempo” di Fabrizio Lecce (2015)
– “Il male di San Donato” di Luigi di Gianni (1965)
– “La passione del grano” di Lino del Fra (1960)
– “L’inceppata” di Lino del Fra (1960)
EQUILIBRI NEL TEMPO
(Un film “Luoghi e Visioni” Meditfilm, 18 min, HD, colore, v.o. italiano, Italia, 2015)
Regia: Fabrizio Lecce
Testi tratti da: ERNESTO DE MARTINO – La fine del mondo
Montaggio: Fabrizio Lecce e Tommaso Faggiano
Fotografia: Tommaso Faggiano
Musica: Mattia Manco
Produzione: Meditfilm
“Equilibri nel tempo” è un cortometraggio scritto e diretto da Fabrizio Lecce nell’ambito del percorso di antropologia visuale “Luoghi e Visioni” curato da Meditfilm. Si tratta di una suggestiva storia che ci accompagna in un paesaggio rurale arcaico ormai lontano dagli immaginari contemporanei, dove l’eternità e l’immobilità delle pietre che lo costituiscono ci riportano ad un passato dove il tempo pareva scorrere più lento. In questo presunto passato “muove i suoi passi l’infante uomo” che si innalza per mezzo di un atto magico che è anche un atto culturale. I luoghi visitati nel film sono i megaliti del Salento, dolmen e menhir che, con la loro essenza sacra, rappresentano l’anello di congiunzione tra il terreno e l’ultraterreno, tra la natura e la cultura. I testi del film tratti dal libro “Ernesto de Martino – La fine del mondo, contributo all’analisi delle apocalissi culturali” sono un omaggio all’etnologo e storico delle religioni, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa e ci conducono in una profonda e complessa riflessione sul tema dell’“eterno ritorno”. Il film, interpretato da Simone Franco, è prodotto e realizzato da Medifilm con il contributo di “Stone Trad – Stone and Tradition” programma di cooperazione territoriale europea Grecia-Italia 2007-2013 e con il patrocinio del Comune di Zollino.
IL MALE DI SAN DONATO
(10 min, bianco e nero, v.o. italiano, Italia, 1965)
Regia: Luigi Di Gianni
Montaggio: Giuliana Bettoja
Fotografia: Maurizio Salvatori
Musica: Egisto Macchi
Produzione: Nexus Film
A Montesano nel Salento, durante i festeggiamenti che si organizzano annualmente in agosto in onore di San Donato, protettore degli epilettici e dei malati di mente, prendono forma fenomeni e riti simili a quelli legati al vicino tarantismo. Nella credenza popolare è il Santo stesso che provoca il male e che poi concede a tutti la grazia di esserne liberati. Nel passato vi è stata la credenza che l’epilettico fosse in realtà un posseduto da un Dio, o da un’entità superiore che attraverso lui parlava, facendo gli oracoli e manifestando le proprie volontà. Per questo, nella storia molti profeti sono stati epilettici; per esempio, si diceva che lo fosse Maometto, Paolo di Tarso, Martin Lutero e persino Papa Pio IX, che fu santificato. Si credeva che la crisi epilettica, fosse in realtà scaturita dal tentativo di liberarsi dal Dio; da qui il termine di Malattia Sacra/Morbo Sacro. Un’altra credenza, tuttora viva, vedeva invece gli epilettici come dei posseduti da un demone e questo è proprio il caso che vediamo documentato in questa pellicola, in cui la malattia (mentale o epilettica) viene vissuta come una possessione malefica ed esorcizzata attraverso ben precisi rituali. In questo sconvolgente cortometraggio si vedono uomini e donne del popolo che urlano, che si lamentano, che si contorcono riversi sul pavimento, che ripetono impulsivamente e ossessivamente gesti e parole di preghiera. E tutt’intorno gli altri fedeli, in silenzio, a guardare ed assistere come straniati spettatori. Una sconcertante e definitiva visione sul delirio e sull’estasi. A sera, la banda musicale e i fuochi d’artificio accompagnano l’uscita del Santo in processione per le vie del paese e, al ritorno in chiesa, si aspetta il giorno dormendo come meglio si può sul pavimento della chiesa stessa.
LA PASSIONE DEL GRANO
(12min, 35 mm, colore, v.o. italiano, Italia, 1960)
Regia: Lino Del Fra (con lo pseudonimo di Antonio Michetti)
Testo e consulenza: Ernesto De Martino
Montaggio: Renato Maj
Fotografia: Mario Volpi
Musica: Domeni Guaccero
Produzione: Corona Cinematografica
Celebrato ai tempi della mietitura, La passione del grano era un rito agricolo delle antiche civiltà religiose mediterranee, a suo tempo diffuso in tutta l’Europa contadina. L’antico terrore del vuoto vegetale dell’inverno spingeva i contadini a considerare la mietitura come un’offesa mortale recata al grano ucciso dalla falce. Per commettere impunemente quel “delitto” si ricorreva a una forma di sacra rappresentazione: la caccia a un mitico animale, il capro. Nelle aree depresse come la Basilicata, la sua funzione consolatoria ha continuato a rimanere viva per tutta la prima metà del secolo XX.
L’INCEPPATA
(10 min, 35 mm, colore, Italia, 1960)
Regia: Lino Del Fra
Montaggio: Renato May
Fotografia: Mario Volpi
Musica: Domenico Guaccero
Produzione: Corona Cinematografica
Inizio anni Sessanta: la civiltà contadina è ormai in coma profondo e Lino del Fra ne registra gli ultimi riti prima che scompaiano per sempre. Al confine tra la Basilicata e la Calabria, il cerimoniale della dichiarazione d’amore era regolato dal rito de “l’inceppata”: per dimostrare la propria forza fisica e implicitamente la capacità di mantenere una famiglia, al fidanzato era richiesto di trasportare a forza di braccia un grosso ceppo dalla cima di una montagna fino alla porta di casa della sua innamorata.