un anno dedicato a sergio stiso
il maestro e la sua scuola
Prete di rito greco e dotto umanista, diede vita a Zollino ad una rinomata scuola in cui si preservava la purezza della linga d’Omero e a un centro di copia di rari manoscritti.
Era la metà del secolo decimo quinto quando sui banchi della Biblioteca di San Nicola di Casole e sotto il magistero di sapienti monaci, si istruiva alle lettere greche un giovane prete zollinese che sarebbe divenuto di lì a poco uno degli ultimi baluardi dell’ellenismo italo-greco: parliamo di Sergio Stiso.
La sua educazione varcò, probabilmente, i confini della Terra d’Otranto e fu approfondita forse a Napoli dove Stiso potè farsi conoscere ed intrecciare illustri amicizie.
Tornato nel suo paese natale, egli divenne uno dei più illustri maestri della lingua d’Omero e diede vita non solo ad una rinomata scuola in cui si preservava la purezza della lingua greca, ma anche ad ben noto centro di copia e produzione libraria. Possedeva, infatti, rari manoscritti recuperati da Casole, dopo l’assalto turco del 1480, e sottratti ad un irrimediabile destino.
Del suo magistero si avvalsero giovani allievi che sarebbero divenuti di lì a poco illustri esponenti della cultura e della politica del Meridione d’Italia. Tra di essi vi furono Andrea Matteo Acquaviva duca d’Atri, Matteo Tafuri di Soleto, astrologo, medico e matematico che fu attivo presso le università di Parigi e Salamanca, Francesco Cavoti, arcidiacono soletano e cultore di scienze filologiche e magico-cabalistiche; Aulo Giano Parrasio, poeta ed umanista di origine calabrese, Nicola Petreo di Curzola, umanista dalmata, e molti altri. Il nome del maestro di Zollino superò anche i confini dell’area napoletana e del dotto circolo sorto intorno alla figura di Pontano e giunse sino a Firenze, alla corte di Lorenzo De’ Medici. Nel 1491 Giano Lascaris, inviato dal Magnifico alla ricerca di preziosi manoscritti per la costituenda biblioteca di Firenze, visitò la casa di Stiso a Zollino, annotò i libri greci che Sergio possedeva e gli commissionò, dietro promessa di pagamento, la trascrizione di alcuni volumi ora conservati presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze. L’anno successivo nel 1492, Stiso scriveva a Lascaris una lettera in greco con cui lo rassicurava circa il buon esito dell’incarico di trascrizione assegnatogli e circa l’avvenuta riscossione direttamente dalle mani dell’ambasciatore fiorentino a Lecce della somma pattuita. La lista dei libri visti nella casa di Sergio Stiso, compilata da Giano Lascaris, ci permette di entrare a fondo negli interessi culturali del zollinese, che spaziavano dalla letteratura alla filosofia, dalla medicina all’astrologia ed alla divinazione.
Francesco G. Giannachi
(“Sergius Stisus di Zollino” è un ritratto ad acquaforte di Pietro Cavoti tratto da un quadro di Tommaso Arcudi. E’ conservato presso il Museo Cavoti di Galatina.
L’immagine è stata utilizzata per la copertina del libro curato da Paolo Pellegrino “Sergio Stiso tra Umanesimo e Rinascimento in Terra d’Otranto”, Congedo, Galatina 2012)